Polifemo

Polifemo e i Faraglioni di Aci Trezza

Questa serie è realizzata ispirandosi alla storia di Polifemo, narrata da Omero nell’Odissea. La sua particolarità è la scelta dei corpi lignei, somiglianti il più possibile ad una torcia, quella che Ulisse utilizzò per accecare Polifemo.

Molti conoscono la leggenda di Polifemo, ma pochi sanno che i racconti di Omero, nell’Odissea, sono ambientati ad Aci Trezza.

In una delle varie tappe, Ulisse approda nella terra dei ciclopi, giganti dalle sembianze umane e da un solo occhio al centro della fronte. Sbarcati sull’isola, i marinai saccheggiarono una grotta alla ricerca di cibo, non sapendo fosse abitata dal gigante Polifemo, assente in quel momento. Al suo ritorno, l’enorme essere, trovando gli uomini intenti a rubare le sue provviste, ne divorò due, bloccando l’uscita e imprigionando il resto della compagnia.

Ulisse, per provare a liberarli, giocò d’astuzia, offrendo a Polifemo del buon vino al fine di farlo ubriacare. E così fu! Approfittando del suo stato d’alterazione lo accecò con una trave di legno incandescente, non prima però di essersi presentato con il nome “Nessuno“. Gli altri ciclopi, richiamati dalle urla e accorsi in suo aiuto, gli chiesero chi fosse stato e lui rispose: “Nessuno, è stato Nessuno!”. Sentendo questa frase e vedendolo ubriaco, lasciarono perdere, credendo fosse stato solo un incidente autonomo.

La leggenda narra che il giorno seguente, quando Polifemo aprì la grotta per far uscire il suo gregge, i compagni di Ulisse riuscirono a scappare provocando le sue ire. Il Ciclope, per fermarli, staccò dal terreno grossi massi scagliandoli contro di loro ma, accecato, non riuscì nel suo intento.

Ancora oggi questi massi, conosciuti come i Faraglioni di Aci Trezza sono ancora visibili lungo le coste Catanesi.