Cariddi

Scilla e Cariddi

La serie, realizzata con legni raccolti in prossimità dello Stretto di Messina, è dedicata a Scilla e Cariddi, i due mostri marini che secondo le antiche leggende popolavano lo Stretto e che ostacolarono il ritorno ad Itaca di Ulisse. Egli dovette decidere tra sacrificare alcuni compagni affrontando Scilla, oppure rischiare di perdere la sua nave a causa di Cariddi. Scelse di sacrificare i compagni.

Omero, nel XII libro dell’Odissea, descrive i due mostri: Scilla ha dodici piedi, sei colli molto lunghi che terminano ciascuno con un’orribile testa di cane, una bocca con più file di denti; Cariddi inghiotte l ‘acqua del mare tre volte al giorno e per tre volte la vomita.
Virgilio, nel libro III dell’Eneide, colloca Scilla sul lato destro dello Stretto (costa calabra) e sul sinistro Cariddi (costa sicula).
Ma chi erano Scilla e Cariddi prima di diventare dei mostri?
Si narra che Scilla fosse una bellissima ninfa, figlia di Tifone ed Echidina, o forse di Forco e Craetis, a cui piaceva passeggiare sulla spiaggia e fare il bagno nel mar Tirreno. Un giorno fu vista da un dio marino, metà uomo e metà pesce, che si innamorò di lei, senza essere corrisposto. Il dio, che in passato era stato un pescatore di nome Glauco, chiese alla maga Circe di preparargli un filtro d’amore da far bere a Scilla. Circe si innamorò di lui, ma respinta, si vendicò trasformando Scilla in un mostro.
Sembra che anche Cariddi fosse una ninfa, figlia di Poseidone e di Gea. Afflitta da una grande voracità che la tormentava continuamente, Cariddi rubò e divorò i buoi di Eracle (Ercole) che egli a sua volta, compiendo la sua X fatica, aveva rubato a Gerione, re dell’isola di Eritea, il quale li aveva consacrati al dio Apollo. Zeus punì la ninfa trasformandola in un mostro e precipitandola nel mare.
 

Scilla e Cariddi Licinio Fazio 1/10
Dimensione
: 72 x 60 cm
Paralume
: Tessuto stampato
Base
: Pietra Lavica
Cavo elettico: Corda in iuta

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